Lettera familiare della Casa sul Pozzo 59

31 dicembre 2019

Carissime Amiche ed Amici,
due sentimenti in questo ultimo giorno dell’anno: ringraziare per la vita e per la compagnia a vivere e l’augurio di un tempo rinnovato per il 2020. Un tempo prezioso per quello che viene incontro a noi. Lo faccio riportando una frase che ci ha detto fr. Ignazio De Francesco a Montesole dove siamo stati, il piccolo gruppo di spiritualità, il 25 novembre: “Il bello deve ancora venire”.
Auguro a tutti questo sguardo di bellezza, la capacità di scorgerla e di innamorarsene per rigenerarla nel quotidiano.

Mi piace raccogliere un primo pensiero che è anche uno stato d’animo collettivo e che abbiamo espresso in questa domanda: cosa vogliamo che sia la Casa sul Pozzo nei prossimi dieci anni ?
In una intervista pubblicata su La Provincia di Lecco il 29 scorso è riportato: “Si tratta di gestire la fase successiva all’accoglienza, quella cioè della convivenza dentro la nostra comunità cittadina. E’ essenziale chiederci come fare a fermentarci, per usare un verbo caro al cardinale Martini. Stiamo allenandoci a guardare in avanti perché la fedeltà a una storia consiste nell’aprirsi al cambiamento”.

Un secondo orientamento è continuare il rapporto sempre più stretto con la comunità islamica del Centro Assalam che si trova di fronte alla nostra Casa. Riporto l’augurio inviatoci per questo Natale: Il centro culturale Assalam di LECCO fa gli auguri a tutti coloro che festeggiano in questi giorni per la nascita di Gesù figlio di Maria .
In segno di pace ed amore vi porgiamo i nostri migliori saluti fraterni e che la pace e l’amore regnino sempre nei nostri cuori e nelle nostre vite . AUGURI A TUTTI

Il terzo orientamento nasce dall’esperienza che stiamo conducendo: un’ottantina di volontari, adulti, stanno accompagnando la vita degli adolescenti e giovani alla Casa; per i giovani è fondamentale confrontarsi con queste figure che intrecciano con loro un pezzo di vita, la prossimità e la fraternità sono essenziali in questo mondo in cui le parole sembrano aver perso il loro significato e l’affermazione del proprio io pare essere l’unica cosa importante. Noi vogliamo privilegiare il bene comune alla rumorosa autoaffermazione di sé. Il rispetto del nostro prossimo viene prima di ogni altra cosa.
Abbiamo raccolto una frase simpatica ma carica di sapienza di papa Francesco: Se i giovani sono chiamati ad aprire nuove porte, gli anziani hanno le chiavi. Ne deriva la funzione reciproca e la trasmissione della sapienza/competenza ad aprire le porte (riduciamo al minimo i passe-partout e impariamo l’utilizzo di tante chiavi).

Un quarto orientamento che ci portiamo dal 2019. Siamo spesso sopraffatti da parole enfatiche che sembrano arrivare da un altro mondo e troppo spesso non vediamo quella fermentazione reciproca che sola può farci crescere veramente. Il mondo sta cambiando casacca e ha tirato fuori dall’armadio il vestito peggiore: razzista, violento, espulsivo. Il cardinale Zuppi ha riassunto questo vestito nel titolo di un suo libro: Odierai il tuo prossimo. Questo clima lo abbiamo raccolto spesso anche in persone che si dichiarano in riferimento al Vangelo. Una perla di sapienza ce l’ha offerta Angelo Scola, domiciliato ora vicino a noi, a Imberido, che ha titolato la sua autobiografia: “Ho scommesso sulla libertà“. E da questo testo ci ha resi attenti dicendoci: Liberi dall’esito di quel che facciamo. L’esito non è mai nelle nostre mani. E ci suggerisce: siamo riportati all’origine del gesto, a quel che l’ha generato, perché qui sta la fonte dell’energia con cui facciamo le cose, non nel risultato che potrà esserci o non esserci”.
Vi dico con molta franchezza che queste parole mi hanno molto colpito e consolato anche pensando al futuro della casa. Le nostre vite sono parabole, racconti; hanno un inizio, una crescita, una trasformazione.
Le dinamiche del lievito e del seme, così care al Gesù dei Vangeli, sono indicatori di strategie di presenza e non di occupazione di territori e di tempi.

Questo è il patrimonio che abbiamo raccolto anche nella veglia di Natale che ha visto una presenza intensa di molte persone, di molte età differenti, di molto pane spezzato mangiato nella celebrazione dell’Eucaristia.

Un pensiero per alcune persone con le quali ci siamo congedati in questo dicembre. Quinto Rocchi, fratello del nostro padre Roberto, religioso conventuale, che ha servito i poveri e la gente come superiore provinciale e per tanti anni parroco nel centro Lazio.
Domenico Amigoni che abbiamo accompagnato ieri, lunedì 30 dicembre, con i suoi 73 anni. Gli ultimi anni è stato assiduo frequentatore della Parola assieme a sua moglie Teresa (il sabato mattino leggiamo la Parola della domenica seguente alla casa sul Pozzo con quanti desiderano). Una vita, la sua, appassionata dalla partecipazione al sindacato Cisl e alle esperienze in America Latina e alla scrittura di tutti questi eventi.

A quattro persone abbiamo un debito di riconoscenza per come ci hanno accompagnato in questi ultimi mesi nella ricerca e nella riflessione: Massimo Campedelli (itinerario sulla politica), Marco Vincenzi (itinerario sulla spiritualità), Usama El Santawy (per l’accompagnamento alla comprensione della spiritualità islamica), Emanuela Pizzardi (per l’accompagnamento sull’esperienza della comunità di via Gaggio).
Riprenderemo il cammino con loro dal prossimo mese di febbraio.

Ad ognuna/o dei soci e dei volontari che rendono bella e possibile quotidianamente la vita alla Casa va il grazie raccolto anche dalle tante persone che frequentano e utilizzano la casa.
Senza di loro la Casa non sarebbe Casa, magari potrebbe essere un ostello o un centro di servizi, ma senza il tratto espressivo della competenza e del sogno di ognuno.

Domani, 1° gennaio 2020, i Clarettiani di Italia, Francia, Catalogna e Paesi Baschi ci troveremo riuniti in un solo organismo che abbiamo chiamato: Provincia san Paolo. Sarà un passaggio non semplice. C’è della profezia in questo evento: stiamo dicendo che si può essere insieme in un progetto di vita superando le appartenenze etniche, linguistiche, storiche. Siamo chiamati a vivere questa avventura coinvolgendoci in un processo opposto alle tendenze dei sovranismi e del prima noi che sta sconvolgendo l’Europa. Pensare al noi collettivo per tradurre il carisma di Antonio Claret nella fecondazione di sguardi di vita e di opere che parlino linguaggi più universali senza perdere l’accento locale è una bella sfida.
Chiedo a tutti di lasciarci smuovere da questo vento dello Spirito. Chiedo aiuto alle tante persone che ci sono vicine perché da soli non ce la facciamo. Vi chiediamo un aiuto di preghiera, di pensiero e di collaborazione. Abbiamo raccolto in un testo il cammino che disegniamo davanti a noi: ma il meglio deve ancora avvenire, come ci ha detto fr. Ignazio e come ognuno di noi ha nel proprio cuore.

Un augurio grande e un grazie dal profondo della vita. Un abbraccio di Pace.

Angelo