Mercoledì 31 gennaio, ore 20.45 presso la Casa sul Pozzo incontro familiare sul calendario Donne e uomini camminano insieme: sulla figura di Padre Paolo Dall’Oglio.
Una grande figura inascoltata. La profezia messa a tacere
Grazie. Paolo, per le strade che hai aperto, i ponti che hai costruito, le speranze che hai fatto germogliare e continui ad alimentare. (Padre Federico Lombardi)
Padre Paolo Dall’Oglio nasce a Roma il 17 Novembre 1954. Entrato nella compagnia di Gesù nel 1975 trascorre gli anni della sua formazione in Italia prima di intraprendere gli studi universitari a Beirut in Libano. Nel 1982 scopre i ruderi del monastero cattolico siriaco a Deir Mar Musa erede di una tradizione cenobitica ed eremitica risalente al VI secolo. La ricostruzione porta alla trasformazione di questo luogo in un centro di vita spirituale dedito a promuovere l’armonia islamo-cristiana con la fondazione di una comunità spirituale ecumenica mista: la comunità al-Khalil, “l’amico di Dio” in lingua araba espressione con cui si indica il patriarca Abramo. A partire dalla figura di Abramo che deve sacrificare il suo primogenito Padre Dall’Oglio elabora un’ermeneutica che punta a unire, a porre in relazione fraterna i figli dell’unico Dio e gli esclusi.
“Secondo i musulmani il Corano sembra dire che il sacrificato è proprio Ismaele. Intendiamoci, non c’è uno sgozzamento di Ismaele, ma c’è un’obbedienza penosa, sofferta, di Abramo alle gelosie di Sara. Su indicazione di Dio, Abramo scaccia Ismaele e sua madre Agar. Così, quando Dio chiede ad Abramo di offrire il figlio Isacco, in realtà Abramo ha già offerto Ismaele. Ismaele è il primogenito. Se imparassimo a leggere il mistero della Chiesa nell’esclusione e non solo nell’elezione, allora le cose si illuminerebbero con altra luce.”
In Siria nel 2011 arriva il vento della primavera islamica con le richieste di riforme democratiche. La reazione del regime di Bashar al-Assad è un’aspra repressione delle proteste. Viene garantita la piena libertà di culto alle Chiese (ortodosse, sire e cattoliche) a patto che non facciano politica, cioè purché non esprimano critiche verso il regime. Padre Paolo con i suoi monaci e monache continua a vivere l’amicizia con i vicini mussulmani e cristiani rendendo la società civile più forte esigendo giustizia e libertà per tutti. In questo modo “fa politica”. Ne consegue l’espulsione dal paese eseguita il 12 giugno del 2012. Nonostante voglia disperatamente tornare a Mar Musa, non si “zittisce” né si dà per vinto. E così in un eternamente duplice sforzo tenta di dire agli insorti siriani di guardare bene dall’altra parte della barricata, di vedere che chi è con il regime ha in molti casi «paura dell’estremista islamico» e contemporaneamente di dire a noi di capire che «o ci mettiamo sulla strada della differenza oppure sulla strada della morte. O si accetta la differenza oppure la si sopprime.”
Nel 2013 rientra nel nord controllato dai ribelli siriani dove si impegna in difficili trattative per la liberazione di un gruppo di ostaggi a Raqqa. Mentre cerca di rappacificare i rapporti tra gruppi curdi e Jihadisti arabi si perdono le sue tracce: il 29 luglio 2013 verrebbe rapito da un gruppo di estremisti islamici vicino ad al-Qaida che non vedono di buon occhio un monaco che esalta l’amicizia tra i seguaci della croce e quelli della mezzaluna. Da questo momento di lui non si sa più nulla.
Paolo Dall’Oglio ha sempre un doppio registro: mistico con l’urgenza dell’impegno sociale, credente in Gesù e innamorato dell’islam, padre Paolo sa al contempo sia parlare all’opinione pubblica mondiale per far capire l’enormità della tragedia siriana sia all’opinione pubblica siriana per incoraggiarla sulla strada della fratellanza.
Leonardo Sandri, tratto da: “A quattro anni dal rapimento Dall’Oglio” di Riccardo Cristiamo in “La Stampa – Vatican Insider” – 27 luglio 2017