28 Febbraio – Donne e uomini camminano insieme: Berta Càceres

Mercoledì 28 febbraio, ore 20.45 presso la Casa sul Pozzo incontro familiare sul calendario Donne e uomini camminano insieme: conosciamo Berta Càceres.

Ambientalista honduregna, leder del popolo indigeno.

Dare la propria vita per la difesa dei fiumi e dare la vita per il bene dell’umanità e di questo pianeta.

Bertha Céceres era leader del Consejo Civico de Organizaciones Populares e Indigenas de Honduras (Copinh), organizzazione che lottava per i diritti del popolo indigeno lenca.

Nel 2015 aveva ricevuto il Goldman Environmental Prize, il “Nobel alternativo” per l’ambiente, soprattutto a causa del suo impegno contro la costruzione della centrale idroelettrica Agua Zarca di Sinohydro/Desa, la più grande impresa mondiale nel settore, che aveva ottenuto la concessione illegalmente e minacciava i contadini della zona.

Céceres era in pericolo da tempo. Per garantire la sicurezza delle sue figlie, aveva dovuto allontanarle dall’Honduras. I suoi assassini hanno aspettato che si addormentasse. All’una di notte del 3 marzo 2016 hanno forzato la porta e sono entrati nella sua casa per ucciderla.

A un anno di distanza, non si è ancora fatta chiarezza sui mandanti; il Guardian pubblica un’inchiesta di Nina Lakhani che conferma le denunce del Copinh: i mandanti vanno cercati tra le persone più potenti del paese, nei servizi segreti e nell’esercito.

Il 2015, anno di riconoscimento collettivo per la storica enciclica Laudato si’, tempo di nuovi accordi globali per lo sviluppo sostenibile, di sforzi negoziali per l’ambiente con Coop 21, è stato un anno di sangue per chi nel mondo difende il nostro ecosistema.

L’ultimo rapporto di Global Witness racconta l’agghiacciante incremento del 59% (rispetto al 2014) di persone uccise perché pacificamente proteggevano le foreste, i fiumi, la terra. È avvenuto in 16 Paesi. Una media di tre persone alla settimana, il 40% in popoli indigeni.

Queste morti silenziate – un’eccezione, il clamore suscitato dall’assassinio di Berta Céceres, in Honduras – sono il prezzo che i popoli marginali pagano agli interessi della peggiore industria mineraria ed estrattiva, all’illegalità dilagante nell’industria del legname, alle strategie di boss dell’agribusiness senza scrupoli che assoldano truppe paramilitari e occupano terre da mettere a rendita, spesso con la compiacenza di politici (e militari) locali.

Quali strumenti abbiamo a disposizione per sfidare la barbarie di questi poteri irresponsabili?

E chi si fa carico della sofferenza umana delle vittime?

Dove si collocano i diritti umani dei nuovi ‘popoli trasversali’ della globalizzazione – indigeni, migranti, bambini non definiti nazionalmente, in questo ribaltamento tra società ed economia, tra interesse pubblico e logiche di mercato?

Gianni Tognoni, Segretario generale del Tribunale permanente dei Popoli Avvenire – 3 luglio 2016